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PorscheMania Forum * Porschisti & Porschemaniaci .... * Archive through * Mercato e prodotto. La tesi di Robi. (lungo e noioso...) < Precedente Seguente >

Autore Messaggio
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Aldo Vanini (aldo_vanini)
Utente registrato
Username: aldo_vanini

Messaggio numero: 445
Registrato: 10-2002


Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 08:12:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Robi, ti abbiamo, tutti, fatto grandi complimenti per la bella tesi pubblicata anche su Tuttoporsche, ma poi non siamo entrati nel merito del tuo ragionamento. Che, al contrario, merita più dei semplici complimenti.
Il quadro che tu delinei, per il presente e per il futuro, é, con gli occhi dell'uomo di marketing, stimolante, se non entusiasmante. In pratica l'uomo del marketing diventa signore e padrone, praticamente il sacerdote, dell'interpretazione autentica del rapporto bisogno-domanda, in contrapposizione al tradizionale bene-offerta. Ripeto, dal punto di vista della filosofia del marketing, il cui fine ultimo é la conquista, senza altre condizioni, del mercato, questo sposta la battaglia su un terreno che gli é più congeniale, prevedibile e orientabile, risparmiando all'azienda gli imprevisti tradizionalmente legati all'aleatorietà della risposta del mercato al binomio bene-offerta.
Io, però, riflettendo ad alta voce, mi voglio porre in una posizione più generale, in cui i valori in gioco non siano solo quelli del massimo profitto, ma anche quelli di una società più differenziata culturalmente, più abile nel creare ex-novo valori che non scaturiscano solo dal circolo vizioso bisogno-domanda. Vizioso, il circolo, perché nulla mi può togliere il sospetto che quella domanda, quel bisogno, siano a loro volta indotti, e sopra tutto orientati, dall'apparato pressante di condizionamento verso il mercato stesso. La tua tesi é adamantina nel dimostrare la debolezza, sull'attuale mercato, di un pensiero aziendale che, orgogliosamente, proponga le proprie ideazioni autonome a un pubblico che potrà o non potrà accettarle. La massa monetaria necessaria per lo sviluppo di ogni nuovo prodotto contemporaneo é tale che l'insuccesso di questa proposta produrrebbe, inevitabilmente, il fallimento dell'azienda. E, giustamente, ricordi la situazione che venne creandosi a Zuffenhausen nelle fasi finali di questo pensiero aziendale. All'interno dell'attuale situazione planetaria, per una azienda, ogni ipotesi di ritorno a quella logica sarebbe incosciente e destinata alla catastrofe.
Mi resta, però, come Uomo, e non come Azionista, il sospetto che il bilancio globale, non puramente economico, di tutto questo, sia passivo. Che la corsa alla "conquista" del mercato, piuttosto che al "posizionamento" sul mercato, stia privandoci, in quanto uomini, di quella diversificazione reale, e non cosmetica, delle cose di cui ci circondiamo, che rese tanto diversa una 356 o una 911 da una Aurelia B24 o da una 2002 ti, per parlare solo di automobili... E che rendeva, a mio giudizio, più nobili, più profondi, più ragionati, i nostri desideri. Che non necessariamente offriva prodotti tecnologicamente, materialmente, migliori, ma, forse, più rispondenti alla sfera emozionale dell'uomo.
Dove la tua tesi, giustamente, conclude, dovrebbe, a mio modo di vedere, ripartire uno studio antropologico su quello che gli uomini chiedono a sé stessi e per sé stessi. Uno studio che si domandasse se il mercato, un po' troppo trionfalisticamente, non abbia invaso campi tradizionalmente lasciati alle scelte individuali e che, in definitiva, la levigatezza, e la prevedibilità delle scelte aziendali, non ci abbia sottratto qualche cosa. O, quanto meno, non abbia sottratto qualche cosa a quanti, tradizionalmente erano padroni, per gusto e per cultura, delle proprie scelte, sia come creatori che come utilizzatori.
L'insoddisfazione latente, che chiamiamo "talebana" che leggiamo quotidianamente su questo forum, sia pure semplice sentimento di nicchia, forse irrilevante in termini di mercato globale, potrebbe essere un sintomo non trascurabile che qualche cosa, nel nuovo pensiero economico, non funzioni del tutto...

P.S.: Ripeto, questa riflessione non vuol essere in alcun modo una critica nei confronti della tua tesi, al contrario, il segno di apprezzamento e di giusta considerazione di un lavoro molto serio e intelligente, che merita di essere letto, studiato, approfondito da tutti...
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Dick Dastardly (matteo_v)
Porschista attivo
Username: matteo_v

Messaggio numero: 1075
Registrato: 10-2002


Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 08:34:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

mah, mi pare che noi stessi siamo stati causa di questo male: l'induzione al bisogno per creare la domanda l'abbiamo voluta o no per grattare sempre di più il fondo dei nostri barili?
Io lo faccio tutti i giorni e mi ci sono rassegnato; la tua considerazione, Aldo, mi spinge a una meditazione romantica e talebanica, ma che, allo stato attuale, non possaimo che portarci dentro: la norma è un'altra, ma gli unici a rendersene conto sono gli uomini di marketing che stanno al di qua della barricata, perchè di là "il gregge" (per carità, nessuna vena polemica o dispregiativa, sia ben inteso, è solo il primo termine che mi è venuto) l'abbiamo istruito diversamente.

Robi, nel rinnovarti i complimenti, anche a me piacerebbe leggere integralmente la tua tesi; se la cosa ti andasse a genio, perchè non pubblicarla in area soci?
“Quando trovi qualcuno con cui puoi parlare, scopri qualcosa di speciale. Se trovi qualcuno con cui puoi suonare, è più che speciale!"
P. McCartney
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Diego (diegos)
Utente registrato
Username: diegos

Messaggio numero: 371
Registrato: 04-2002


Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 08:36:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ottime riflessioni Aldo, ma adesso mi costringi a leggerla tutta... dove trovo la versione integrale?
Grazie
Diego
"Nella vita la cosa più importante è quella di vivere il momento presente con la massima attenzione." Hagakure. Il codice del Samurai.
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Luca 914 (luca914)
PorscheManiaco vero !!
Username: luca914

Messaggio numero: 1373
Registrato: 04-2002


Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 09:04:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Carissimo Aldo,
non ho trovato la tua esposizione per nulla "lunga e noiosa", anzi!
Aggiungo inoltre di essere totalmente d'accordo con te.
In quanto Uomo (e non uomo), vorrei ancora pensare di poter decidere e scegliere i miei acquisti.
In quanto (timido) talebano, non sono attratto dalle nuove Porsche tanto quanto lo sono dalle piu' anziane.
Ma per meglio far capire il senso del discorso, potrei portare un esempio musicale.
Oggi il (anche) il mercato discografico e' guidato dalle leggi del marketing: o si vende o si e' messi da parte. Basta guardare canali tipo MTV (oggi la musica la si guarda prima che ascoltarla), per accorgersi che tutti brani sono attentamente studiati da un'equipe di marketing, prima che da un compositore.
Vanno per la maggiore brani cantati da "3 belle ragazze di colore", oppure "2 belle ragazze di colore e un uomo brutto/sporco/cattivo", oppure "una bella ragazza -pocoimportachesapppiaanchecantare-".
Insomma, anche la musica e' vista solo come un prodotto da consumare. Un brano non puo' durare piu' di poche settimane, ma in questo breve periodo deve vendere milioni di copie.
Come fai notare tu, le 356, le 911, le Aurelia, le 2002ti (auto ben differenti fra loro)... sono nella memoria di tutti gli appassionati; certamente lo saranno anche fra 40 anni.
Ma che spazio avranno fra 40 anni le 996, le M3, le Z3? Ritengo di non sbagliare molto affermando che ne avranno ben poco!
Oggi il marketing grida: "dobbiamo creare il fenomeno SUV" e tutti a "pompare" questo veicolo.
E le citta' (naturale habitat per questa autovettura) si riempiono di carrozzoni.
Domani qualcuno si svegliera' dicendo: "tutti devono avere auto piu' basse di 135 cm." e cosi' tutti a buttare in discarica Cayenne, X5, SantaFe...
Certo, un applauso al Marketing che e' cosi' brillante e capace di "interpretare" i bisogni degli Uomini...
Ma siamo sicuri che ci siano ancora gli Uomini? Oppure stiamo diventando tutti solo "omìni"?

Luca 914

P.S. Robi, complimenti per il tuo lavoro, sarebbe bello poterlo leggere integralmente. Ciao!
Visita il mio sito web !
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Simone Casale (herbie)
Moderatore
Username: herbie

Messaggio numero: 729
Registrato: 04-2002


Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 10:30:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Aldo, sono d'accordo con te sino all'ultima virgola.

Tuttavia non posso, a questo punto, fare a meno che la soluzione della dicotomia sia nella nostra formazione professionale.

La differenza c'è, tra noi ed il marketing ho paura che ci sia un baratro incolmabile.

Ti faccio un esempio: se nella mia azienda si producono sistemi X, fai conto che il cliente sviluppi l'esigenza Y.

Se io progettista, quale in effetti sono, riuscissi a sviluppare un kit, una modifica, un adeguamento, in modo che il sistema X soddisfi anche l'esigenza Y a basso costo, mi sentirei meglio, avrei dimostrato sia la versatilità del sistema X che la mia capacità di fronteggiare la nuova esigenza in maniera rapida e sicura.

Un esperto di marketing, invece, probabilmente giudicherebbe la mia soluzione un suicidio commerciale, per quanto possa risultare elegante, in quanto impedisce la vendita di nuovi sistemi, non fa muovere la produzione, ecc.

Mentre noi tecnici (per me anche un capoprogetto di un'attività di 100 persone è un tecnico) troviamo soddisfazione e godimento semplicemente nel risolvere appunto problemi tecnici, quali produzione, innovazione, installazione, c'è chi invece può ritenersi soddisfatto guardando il fatturato, i costi, ecc, se poi si sono venduti barattoli di pomodori o propulsori aerospaziali poco cambia.

Sicuramente entrambe le figure sono importanti, per la sopravvivenza dell'azienda.

Tuttavia, non è che la cosa mi riempia di gioia. Vorrei che non fosse così, che quando si tratta di tecnologia le scelte venissero prese dai tecnici.

Ma tant'è; il discorso pari pari si può applicare nel cinema: non credo che un regista sogni di girare Hulk, Vacanze in India o L'ultimo samurai, ma se vuole realizzare cinema indipendente deve rassegnarsi a riempire salette d'essai, altrimenti non gli resta che seguire la produzione, ed il marketing comincerà a diffondere la merendina di Hulk, le mutande (rinforzate?) di Hulk, il bambino si rinco....sce da piccolo ma produttore saprà che almeno 2miliardi a settimana li incassa.

Spero che i medici non debbano mai sottostare a leggi di marketing/management varii, altrimenti sarebbe come se un dentista non applicasse un trattamento risolutivo per la carie per non perdere clienti, oppure lanciasse la moda dei denti policromi.

Sottoscrivo anche quando osservato da Luca, si parlava di hitparade, da ragazzo osservavo maliziosamente che se una canzone finiva ai primi posti vuol dire che era gradita ai più, e poiché secondo me i più si prestano ad essere infinocchiati da strategie commerciali, per scelta non compravo gli hit.

Ma perché, in televisione è un caso se durante le fiction (anche se mascherate da romanzo storico, tipo i promessi sposi o elisa rivombrosa) quando il programma è destinato alle donne, lo si nota dalle reclame di assorbenti e surgelati nelle interruzioni pubblicitarie, deve sempre esistere l'uomo romantico ed innamorato, la sua controparte perfida che ovviamente detesta il matrimonio, e i grovigli di sentimenti/passioni tra cugini, figli bastardi, e in ogni puntata c'è almeno una donna in gravidanza, secondo voi questa è la libera espressione di un artista ?

Adesso dico una frase per cui mi odierete: credo che neanche Hitler abbia mai interferito così pesantemente con il nostro Ferdinand quando gli commissionò il kdf, il maggiolino, quanto adesso fa il marketing sugli attuali progettisti suoi discendenti morali.

Scusate lo sfogo.

Simone, C2 cabrio tip
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Massimo L.F. (mlf)
Utente registrato
Username: mlf

Messaggio numero: 378
Registrato: 04-2002


Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 12:30:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Premetto che non ho letto la tesi di Robi,indi per cui rispondo semplicemente alle esternazioni che emergono nel 3d...e sarò sintetico perchè ho pochissimo tempo a disposizione quindi mi scuso fin d'ora se avrò analizzato ai minimi termini le osservazioni
il punto di vista è molto interessante ..da persona mktg però non lo condivido affatto......
Non condivido non perchè altrimenti mi vedrei relegato all'interno di quel sottoinsieme di persone che agiscono solo per massimizzare profitti ( in fondo potrebbe essere un etichetta accettabile..come quella del venditore che cerca di "piazzare" del ghiaccio agli eschimesi)ma perchè la realtà dei fatti è differente.

E lo posso confermare perchè svolgo questa attività tutti i giorni e tutti i giorni mi pongo delle domande....mi chiedo cosa realmente vuole il cliente, cosa posso offrire per soddisfarlo nel migliore dei modi...non sono ne sacerdote ne padrone nell'interpretare il bisogno solo per massimizzare i profitti...ed è qui che emerge la vera differenza...
io ASCOLTO....non impongo!!!
ascolto per recepire le esigenze del mio cliente che si vuole differenziare, che vuole un servizio su misura per le proprie esigenze, che vuole presentare se stesso con gli strumenti che io gli fornisco!!
Herbie la tua considerazione sul prodotto X e la richiesta Y secondo quale regola dovrebbe essere considerata a priori un suicidio da un esperto di mktg???
te la ribalto con estrema tranquillità...da vero uomo mktg, dando per assodata la richiesta Y del mercato, analizzarei i benefici in termini di costo-tempistiche dell'adeguamento riuscendo a prorporre il mio prodotto X come:
-estremamente flessibile
-rispondente alle esigenze del cliente
-di provata affidabilità inquanto risultato di un lungo studio
-economico
etc, etc, etc.
naturalmente questo è il mio modo di lavorare ...nel caso specifico la porsche può comportarsi in modo estremamente differente...ma allora evitiamo di additare sempre il MARKETING come entità che propina e manipola...
in ultimo (ma herbie questa lo so che te la aspetti..ehe he he) credo che hitler abbia interferito in ben altro che lo ha tenuto occupato ...

ovviamente il tutto IMHO..
saluti

mlf

sale ma lec, scend e ma suc
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Dick Dastardly (matteo_v)
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Messaggio numero: 1077
Registrato: 10-2002


Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 13:19:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Massimo ti mando un cv, perchè da uomo di mktg vorrei lavorare come lavori tu!
In fin dei conti l'impostazione mktg deriva da precise scelte di pochi che siedono in alto.
Nel mio caso parliamo di un settore saturato, di un target subissato da offerte di ogni genere, di margini sempre più risicati; in questa ottica la ricerca di nuovi spazi è vitale per la sopravvivenza. Come trovare quindi nuovi spazi, quando l'utilizzatore ha già di fatto tutto ciò che vuole? Ma ovvio: facendogli desiderare qualcos'altro!
E' lo stesso discorso de quale è stata vittima mamma Porsche con la chiacchierata Cayenne....
“Quando trovi qualcuno con cui puoi parlare, scopri qualcosa di speciale. Se trovi qualcuno con cui puoi suonare, è più che speciale!"
P. McCartney
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Robi (robi)
Utente registrato
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Messaggio numero: 414
Registrato: 04-2002


Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 13:24:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Sono lusingato dal messaggio di Aldo.
La tua analisi è il miglior complimento che potessi ricevere.
Ma bando ai complimenti.
Caro Aldo hai centrato perfettamente il problema.
Il seguito della mia tesi, cioè un approfondimento sullo studio dei comportamenti dell'uomo verso i bisogni di acquisto, è non il punto finale bensì il principio dal quale si muove ogni considerazione nell'osservare i vari fenomeni marketing.
Personalmente vorrei che il mito Porsche fosse tale perchè ancora ancorato al fascino del prodotto.
Oggi invece assistiamo ad un processo gestito dal marketing che è stato originato dallo stesso marketing.
Il SUV è "un'invenzione di necessità" generata per gradi. Prima la station, poi il fuoristrada..poi tutti e due...e poi...cosa mancava...un punto di rottura.
Ecco secondo me come nasce il pensiero Cayenne.
L'abilità del Marketing è stata quella di confezionare un prodotto che poi potesse essere affiancato ad una 959 è giudicare il risultato come il "progresso nella tradizione".E tutti a bersela...
Per me il risultato è di disorientamento per noi che ci consideriamo i "cultori del marchio".
Ora i marketing managers, dopo aver abbracciato una clientela più omogenea con la 996, sono pronti ad accontentare tutti con la 997.E pensano di riconquistarci tutti con il richiamo a particolari storici.Basterà??
Non solo, riusciranno ad avvicinare chi ha acquistato la Cayenne e non si era mai sognato di comprare una 911.
Per la casa un vero successo, non c'è che dire.
Per noi un fallimento,ma che inevitabilmente ha influenzato le nostre menti pronte, secondo me, a considerare tra un po di anni la 996 sul mercato dell'usato e a seguire , anche polemicamente, questa strada intrapresa da Porsche.
Questo involgarimento mi trova non in linea di pensiero, nonostante la mia giovane età.
Se pensi anche gli orologi, le barche a vela, i mobili , le case di qualche decennio fa venivano costruite con un'altra filosofia progettuale.
E penso anche che venivano " vestite " dai consumatori con un'eleganza ed un gusto più marcato.
Il problema è proprio questo. Tutto è tarato sul feed-back che noi stessi consumatori generiamo.
Il marketing crea la strada e se noi consumatori la seguiamo allora iniziano a metterci gli alberi, i negozi..ecc...
Se il modello di vita è quello un pò popolare..allora ci troveremo difronte a fenomeni di massa, con prodotti per la massa.
Ma insomma, quando trovo qualche amico anziano che mi racconta che aveva la 911 da giovane, la mia mente corre.
Se penso che anche io, da giovane, sono alla mia 4° Porsche...la mia mente corre di meno.
Probabilmente perchè il mondo che mi circonda dice altro.
Dice che forse dovrei avere una Cayenne anche io.
Per fortuna che ogni volta che penso di cambiare e di uniformarmi, la mia 911 non va in moto.
Anche lei ha un anima e la pensa come tutti noi.
Spero di avere almeno in parte risposto a quello che Aldo osservava.
Spero che da questo Post venga fuori una bella discussione.
Per la mia tesi On-Line non appena mi sostituiscono il computer mi metto in contatto con MAX e se lui è concorde mettiamo tutto in Area Soci.
Vi ringrazio, Lamp Robi
964 Carrera 2 Tiptronic
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gege (gegemoi)
Utente esperto
Username: gegemoi

Messaggio numero: 925
Registrato: 04-2002


Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 15:03:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Premesso che:
1) non ho letto la tesi di Robi (e mi piacerebbe farlo..)
2) non mi intendo di marketing (ho solo dato un'esame in materia all'università)
3) quale "analista aziendale" non sono rilevante, stante l quantità e le dimensioni della mia clientela;

vorrei spezzare una lancia in favore di quanto ha detto Massimo L.F.
Secondo me, i dirigenti di marketing devono vendere massimizzando le risorse, e proprio per questo devono fare riferimento alla platea dei consumatori, anche potenziale. Al massimo, quando riescono ad intravvedere nei comportamenti della gente una domanda potenziale, la interpretano e la anticipano, ma, visti anche i tempi che corrono, devono minimizzare il rischio di un'insuccesso, ed attenersi quindi all'espressione dei bisogni che chiedono soddisfazione.
In parole povere, danno alla gente quello che la gente vuole (o vorrebbe).
Se in giro ci sono certe auto, certi vestiti certa musica, o, ahimè, certa "cultura" e politica, è perchè questo è proprio ciò che la maggior parte dell'umanità chiede.

Forse venti, trenta o quaranta anni fa era diverso: solo le aziende che producevano beni a larga diffusione orientavano il proprio marketing in questo senso, mentre, visto anche l'enorme progresso tecnologico, c'era enorme spazio creativo per quelle che introducevano nuovi prodotti, prima ancora che di questi prodotti ci fosse il bisogno.
Oggi che tutto è stato inventato (per modo di dire, ovviamente), che le risorse che un uomo medio è in grado di produrre bastano a malapena a soddisfare i prori bisogni "ordinari", e che il progresso tecnologico ha portato alla creazione e diffusione di beni che spesso superano le capacità di comprensione e apprendimento (basti pensare al computer per la maggior parte della gente, od anche solo ai telefonini "moderni", che hanno delle funzioni che la maggior parte dei proprietari ignorano o non si prendono la briga di studiare...), il "marketing" è più che mai orientato a soddisfare la domanda, prima ancora che a generarla.

Mi piacerebbe a questo punto chiedere, come venga considerata dalle aziende (dagli uomini di marketing delle aziende) la variabile "futuro".
Mi spiego. Tanto per fare un esempio (ma ce ne sarebbero mille...), è innegabile che la Porsche oggi venda le sue auto non solo per le caratteristiche intrinseche delle stesse, ma anche per l'immagine che il marchio si è creata nel mezzo secolo precedente. Secondo voi, le Porsche di oggi, anzi LA PORSCHE di oggi, è in grado e fa qualcosa per mantenere ed alimentare questa immagine? (ripeto: è una domanda che attende risposta, non un'affermazione polemica!!!)

Ho l'impressione che, in tutte le aziende, o almeno in quelle grandi, ci sia la tendenza a prendere "l'uovo oggi", sia sotto il profilo economico che finanziario (mi viene in mente il "decreto spalma debiti" delle squadre di calcio...), senza preoccuparsi affatto di come si presenteranno le cose domani (ma proprio DOMANI, non fra cinque o dieci anni...).

gege
....nel dubbio, sorpassa..
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Giuliano T. (giuliano)
Moderatore
Username: giuliano

Messaggio numero: 1118
Registrato: 04-2002


Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 15:17:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Proverò a dire la mia, anche se risulterà senz’altro impopolare...

Il marketing è un prodotto della civiltà. Quando tutti i bisogni primari, ed anche molti di quelli secondari, sono assolti per la stragrande maggioranza della popolazione (sto parlando della società occidentale non del terzo mondo), emerge l’esigenza di creare nuovi bisogni, altrimenti il cosiddetto progresso si ferma.

Si costituisce quindi una scienza atta a “progettare” i nuovi bisogni ed a produrre la domanda a questi correlata. Parliamo di individuazione delle tendenze possibili, di quelle più profittevoli per il sistema e, quando ci va proprio bene, anche di quelle “sostenibili”. Emesso e validato il progetto parte la “produzione” che è costituita da un infimo e subdolo aggregato di metodi, più o meno morali, atti a far sviluppare le tendenze progettate e, nel loro ambito, a far emergere i nuovi bisogni anche i più demenziali... ma profittevoli.

I SUV, come ben lumeggiato da Luca, sono un esempio eclatante.

Tutto quanto sopra è reso possibile, a mio parere, dal fatto che nella Società, in cui si sono sviluppate grandemente le capacità scientifiche e tecniche, non si sono di pari passo sviluppate le prerogative dell’intelletto. In pratica poche menti, elevatissime ma mirate, sono in grado di immaginare, progettare e produrre apparecchi stupefacenti, miniaturizzati in modo impensabile mentre l’intelligenza media della massaia europea gravita ancora a livelli confrontabili con quelli del buon cane di pavloviana memoria e non vorrei aver offeso con questa affermazione la mia Boston Terrier Ginevra, che dimostra talvolta un incredibile livello di comprensione delle cose. La mano della massaia media (dico “media” non inferiore !) è guidata sullo scaffale del supermercato, come se fosse quella di un robot, a scelte d’acquisto che sono pilotate, in media anche queste, da precisi progetti di marketing che sono, a loro volta guidati, come è sacrosanto, da un unico dettato, quello del massimo profitto. E tutto questo, con buona pace di Massimo e dei concetti cardine della Qualità, che SEMPRE arretrano di fronte a quella che oggi è sempre di meno una ricerca di lucro ad ogni costo e sempre di più un’esigenza di sopravvivenza per molte aziende.

Se l’intelligenza, la capacità di raziocinio e di libero arbitrio “media” delle persone, dei consumatori, fosse cresciuta in modo almeno confrontabile con l’evoluzione tecnica dei prodotti, avverrebbe che gli sforzi del Marketing, inteso come scienza psico-sociale, sarebbero vani. La massaia acquisterebbe anche un prodotto per il quale non sono stati investiti milioni di euro in pubblicità, gli automobilisti probabilmente eviterebbero di dotarsi di carrozzoni pesanti quintali per andare a fare la spesa al supermercato, e forse la Porsche potrebbe produrre ancora delle vetture “pure” come quelle degli anni 70 e 80.

Ogni gaussiana però si estende ai lati, e noi che riteniamo di porci in posizione abbastanza esterna, dalla parte degli “intelligenti”, poniamo in atto già oggi comportamenti fuori dal coro. Compriamo prodotti tassativamente non reclamizzati, ad un SUV privilegiamo un’utilitaria o, al massimo, una comoda, economica e demodeé station wagon e tesaurizziamo le 964 e le 993....

NON UCCIDETEMI PER QUANTO HO SCRITTO !


Buona Porsche da Giuliano
Visita il mio sito web!
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EfFe EmMe (effeemme)
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Messaggio numero: 1464
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 15:32:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Robi,ti rifaccio pure io i complimenti per la tesi che spero di poter leggere integralmente al piu' presto su questi schermi!
Per il resto,e parlo da uno che fa parte (e ne sono orgoglioso) del "gregge",che non si schifa di fronte a certi cambiamenti,che compera prodotti per la massa senza tanti snobismi e che apprezza pure certe ragazzine di Mtv posso solo trovarmi d'accordo con il pensiero scritto da MLF.
Non penso personalmente che le cose siano cambiate negli anni.
Per quanto riguarda la Porsche e come si e' sempre mossa grazie alle ricerche di marketing mi viene in mente come segui' le indicazioni di Max Hoffman cinquant'anni fa con la Speedster.
Come si muove oggi per i Suv...
Il "gregge" chiede,loro accontentano ed incassano.
Il "gregge" e' felice.
La Porsche e' felice.
Il "gregge" non si lascia influenzare,sceglie cio' che vuole e gli piace.
Non penso proprio che esista un "burattinaio" che spinga di qua o la nessuno.
Il "gregge" probabilmente suegue le mode,ma le mode non le crea nessuno,si creano da sole per una serie di mortivi che credo nessun mago di marketing possa creare ed imporre.
Un pensiero da capra il mio.

Un lampeggio

"Reduce Nurburgring 2003"
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Giancarlèn (gian911)
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 15:35:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Belle ed interessanti disquisizioni, sono attratto dalle nostre formazioni di pernsiero che derivano dalle nostre preparazioni teoriche (chi più tecniche chi più commerciali), io appartengo al primo schieramento ma le conclusioni sono simili.
Ed esempio il caso edilizio citato da Roby à emblematico (qui entriamo nel mio campo) che cos'è che stabilisce il reale valore di un progetto i una costruzione, il tempo è l'attualità dello stesso nel corso della vita presunta dell'immobile, ad esempio:
cattedreale mille anni, edificio residenziale cento anni, edificio industriale cinqunt'anni, le utopie tecnologiche, le mode del momento e d i falsi bisogni creati ad hoc per l'utenza hanno portato alla creazione di edifici obsoleti o con costi di mantenimento ingestibili con "vite" pari ad un terzo rispetto a quelle preventivate.
Pensiamo solo al detto "nuovo e bello" , grazie a questa sciagura sono andate perse rle regionalità delle costrizione un must negli anni '70 era demolire le cascine per cprire le nostre campagno con aninime e brutte villette in paramano e pietra, disruggendo i casali seicenteschi,nelle cuittà condomini ipetecnologici divenute icone de degrado hanno portato alla distruzione di capolavori ottocenteschi.
Il 911 è sicuramente una costruzione classica sempre attualissima (parogonabile ad una costruzione razionalista del terragni), speriamo che che la cayenne non sia un novello Corviale.
Sicuramente la cayenne oggi è di tendenza ma domani sarà un fuoristrada vecchio che consuma come un T.I.R., senza nessun passato agonistico e quindi futuro reale interesse storico, speriamo solamente che ala casa continui la ricerca per le competizioni e le corse , reale essenza del DNA della Porsche.
Tra due o tre anni avremmmo IL MIGLIOR E PIU' VELOCE DIESEL IN COMMERCIO, o la PIU' VELOCE CITYCAR AL MONDO.
Giancarlen
Vivi e pensa come se dovessi morire domani impara come se non dovessi morire mai
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Andrea Caracci (carax)
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 16:13:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Salve, mi intrometto anche se anch’io digiuno della tesi di Roberto.

Nella mia seppur breve esperienza professionale, mi sono sempre trovato “tra l’incudine ed il martello”; e lo sono ancora poichè faccio supporto tecnico alle forze di vendita dell’azienda per cui lavoro.

Questa posizione mi ha imposto di immedesimarmi sia nei panni dell’uomo di marketing che in quelli del tecnico, a volte costringendomi a compromessi ed altre volte a far tesoro dei due punti di vista.

Credo che non si possa, ad oggi, costruire uno scenario uniforme delle tendenze di mercato prescindendo dal settore merceologico o tecnologico del prodotto, tantomeno dal contesto in cui lo si colloca.

Ci sono settori, come quello dell’ICT che credo sia quello nel quale Herbie esercita, in cui il mercato è assolutamente orientato al cliente; ogni suo desiderio, anche il più insensato, diventa una “specifica” per il prodotto.
Un tempo, quando l’informatica era ai primi passi, gli utenti erano costretti a rivolgersi ai pochissimi fornitori ed accontentarsi dei loro prodotti e prezzi.
Oggi che di softwarehouse ed system integrators ne esistono a tonnellate, vince chi riesce a soddisfare le esigenze più specifiche nel minor tempo, con la miglior qualità e, soprattutto, al minor prezzo possibile.

Ci sono altri settori in cui il mercato è ancora, seppur in minima parte, product driven.
Se quindi si vuole comprare un Patek Philippe (per rimanere nell’ambito della orologeria citato da Luca), lo si compra così com’è; a quel prezzo, condizioni, ecc.

Quello automobilistico è un settore ulteriormente articolato.
Di certo non è ancora possibile entrare in un concessionario dicendo per filo e per segno che auto si vuole, è altresì impossibile per un produttore ideare e commercializzare un modello senza tener conto delle tendenze del mercato di riferimento. Il problema a questo punto si risolve cercando di indirizzare il mercato stesso verso la direzione più confacente alle proprie strategie.

Lo dico con un certo rammarico poichè lo scenario non lascia più spazio ai vari Sir David Brown, che le Aston Martin le costruiva come piacevano a lui a costo di venderle sottocosto, o William Lyon che avrebbe riso in faccia a chi gli avesse chiesto una Jaguar station wagon turbodiesel (@##!!@%&) o Ferdinand Porsche al quale non credo sarebbe piaciuto sentire il proprio mktg director dettare le caratteristiche della prossima auto da produrre.

In questo devo dire (pur conscio che l’affermazione pizzicherà la suscettibilità di più d’un Pmaniaco) che le rosse Italiane, pur avendo preso svariate cantonate, hanno fatto una scelta differente, non necessariamente la migliore o la peggiore. Dubito seriamente che vedremo mai una SUV Ferrari e tantomeno una diesel.

Una delle differenze tra una parte della clientela Porsche e la clientela Ferrari, credo sia proprio il razionale secondo il quale si entra in un concessionario piuttosto che l’altro.
L’acquirente potenziale della Cayenne Turbo vuole un SUV; vuole il più veloce, potente, affidabile e carismatico, ma sempre un SUV vuole. Quanto uscira quello della Maserati un pensierino forse ce lo farà.
Una gran parte della clientela di Maranello compra quell’auto perchè vuole QUELLA e non una supersportiva.
La Porsche in questo ambito, però, ha ancora una volta dimostrato di essere una Azienda; ci sarà forse dell’amaro in bocca dei talebani che non tollerano vedere dei velocissimi furgoni con il loro marchio del cuore (non me ne vogliano gli acquirenti Cynn), ma c’è anche pane per il loro denti con purosangue come la GT3.

Alla fine è comunque marketing anche questo...


Chiudo con un O.T. pe gli amanti della vela:
secondo voi il rapporto che c’è tra uno Swan di oggi e quelli di una ventina d’anni fa è come quello tra una Cayenne Turbo ed una 993 RS?

Lampeggi al traverso per tutti
andrea

per aspera ad astra
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Andrea Caracci (carax)
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Messaggio numero: 72
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 16:18:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Errata corrige:

era Roby a citare il campo velico e non Luca... credo non me ne vorrete.

cià
andrea
per aspera ad astra
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Simone Casale (herbie)
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Messaggio numero: 733
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 16:37:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Per effe.emme: citi il gregge, la parola "egregio", con la consueta accezione positiva, dal latino dovrebbe voler dire "fuori dal gregge" per cui se potessi scegliere sceglierei di essere "egregio".

Andrea, la tua analisi per quel che posso capire è perfetta. E' vero poi che lavoro nell'ICT, ma sono in fase di partenza... (non anticipo nulla, portasse sfiga)

Tra i residui di queste mode inutili ed imposte si potrebbe a mio parere annoverare il famoso "suzukino", che consumava più della mia 964, andava a 120 e si ribaltava con uno starnuto, eppure albergava nel garage di ogni fighetto dell'epoca, che magari ne magnificava la tenuta di strada.

Infine sui consumi: io ancora non sono del tutto convinto che il mio maggiolino, che fa si e nò i 120, abbia bisogno di essere sostituito nel mio tragitto casa/lavoro, dove il limite è 90km/h.

Se consideriamo che già aveva delle confortevoli ruote da 15", sedili costruiti 4 volte meglio quelli di un'analoga utilitaria odierna, affidabilità, ridotti consumi (14km/lt), cinture di sicurezza, ecc. ma perché mai devo cambiare macchina ?


Simone, C2 cabrio tip
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Andrea Caracci (carax)
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Messaggio numero: 73
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 17:12:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Herbie, appena sarai riuscito a tirarti fuori da questo bordello ti prego di svelarmi la tecnica... Non ce la faccio più!!!!

Per quanto riguarda il Suzukino, pur conscio di assumere una posizione impopolare, vorrei spezzare una lancia a suo favore ricordando che nel fuoristrada estremo è ancora in grado di giocare delle discrtete carte.
Sicuramente quel che dici riguardo il fenomeno legato alla moda è vero, ma il caso credo sia diverso.

Riutilizzando l'esempio Suzukino - Cayenne credo che la prima sia nata con uno scopo più o meno preciso (fuoristrada spartana a costi abbordabili) ed abbia riscosso un successo inizialmente insperato (pensa che c...o il product manager di quel modello) diventando un status symbol; la seconda iconizza lo status symbol adducendo motivazioni concrete per motivare la sua nascita (ci puoi andare dove vuoi, più veloce e più comodo degli altri). Queste motivazioni in realtà concrete non sono, ma è lo studio del fenomeno commerciale che tende a dare loro un fondamento.

Qualche sera fa ho sorriso guardando delle immagini dall'ultima Parigi-Dakar e vedendo una Mercedes ML districarsi un po' goffamente tra una duna e l'altra.
Non credo che nessun pilota possa scegliere in libertà di partecipare a quel tipo di competizioni con un'auto simile; certo è che chi voleva convincersi di aver speso bene 80.000 €, pensando di aver comprato una berlina super veloce con la quale potrà fare un raid sul deserto, avrà trovato un pretesto per farlo.

A presto
andrea

P.S. per chi fosse nel dubbio... non ho mai avuto il suzukino.
per aspera ad astra
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claudio c. (imperatore)
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 17:31:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Non ho letto integralmente la tesi di Roby, ma solamente la parte pubblicata su Tuttoporsche.
E' ormai da qualche tempo che nel forum, si accendono discussioni più o meno interessanti circa il Marketing e la strada intrapresa da Porsche.
Mi sembra evidente ed inconfutabile che Stoccarda si sia indirizzata nella direzione del profitto e basta! Intendiamoci bene è la direzione giusta di un'azienda moderna, ma non è assolutamente paragonabile alla filosofia Porsche come fu impostata dal suo fondatore. Che in generale tutto ciò che viene prodotto e costruito, in qualsiasi settore, sia di minore qualità rispetto al periodo pre-informatizzato, anche questo è inconfutabile.
Che adesso il prezzo finale del prodotto "non è più l'espressione della qualità", ma del marketing, anche questo è inconfutabile.
Le critiche che vengono mosse al marchio sono proprio di questa natura. Questo non significa che per "coerenza" un'azienda debba fallire oppure uno del "gregge" che va fuori da coro, rimanga esclusivamente ancorato a prodotti classici considerati "obsoleti".
Secondo me, torno a ripeterlo, ci sono 2 categorie di possessori Porsche, quelli che le amano e vogliono necessariamente rimanere ancorati alla qualità originale di come sono nate, e quelli che le comprano, le usano e a fine leasing le rivendono.
Il sottoscritto appartiene a tutte e due le categorie, perchè oltra ad avere 2 classiche raffredate ad aria, non ha disdegnato di acquistare una SUV Cayenne S (per accontentare la famiglia), con leasing e buy-back per non avere problemi, nel caso in cui ,gli uomini di marketing, decidessero che i "bisogni" prossimi del "gregge" diventino i "trattori a 6 posti"
Per il resto, preferisco vivere in una colonia dell'800, navigare con un Cantieri di Pisa degli anni '70, e portare al polso un Patek o un Vacheron, rigorosamente a carica manuale.
Claudio
l'importante è frenare più...tardi ed accelerare più...presto
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Aldo Vanini (aldo_vanini)
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Messaggio numero: 446
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 17:31:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Non so da dove cominciare, nel riprendere il filo dopo tante intelligenti considerazioni.
La prima tentazione sarebbe di seguire l'istinto della mia formazione professionale, di progettista di edifici, e di insistere ancora sul ruolo sacro del creatore, del prevalere della creatività sulla domanda del mercato. Cosa di altri tempi, un lusso che pago con dolci e costose lacrime...
Penso, allora, che sia più importante puntare dritto al cuore, remoto, del problema, che non é, che se ne dica, un problema di sempre, ma problema nuovo, non più antico del primo decennio che seguì la seconda guerra mondiale. Il problema é l'idea della crescita illimitata, della crescita della ricchezza, dell'uscita dall'idea di un sistema "adiabatico" le cui risorse complessive possono circolare ma non crescere. Da qui alla necessità di produrre esponenzialmente sempre più merci, sempre più oggetti, il passo é stato breve. Certo, la prima apparente conseguenza di ciò, é stata una crescita generale del tenore di vita di larghe parti della popolazione, di quelle le cui necessità non si fissavano su una 356 pre-A ma, piuttosto, sulla possibilità di affrancarsi da una fame endemica. Ma, superata in larga parte questa prima fase, almeno nel mondo occidentale, l'accelerazione nella produzione della ricchezza, e quindi delle merci, é proseguita. Prima oggetti di grande utilità, poi un po' più superflui, poi, al saturarsi di ogni sacca ancora libera di mercato, proposte sempre più superflue, fino all'inutilità e, ancora, alla sconvenienza. Come non considerare sconveniente l'apparecchio elettronico così imbottito di funzioni da diventare inutilizzabile, inaccessibile, alla grande maggioranza degli acquirenti? O l'automobile così imbottita di gadget da costringere chi la ha acquistata, e a caro prezzo, di dimenticarne l'esistenza o a dover sfogliare, ogni giorno, spessi manuali? Il mio Revox del 1973, che ancora funziona perfettamente, si accende, registra o riproduce. Punto e basta. La mia 964, che già é figlia di un'epoca sovraingegnerizzata, non ha navigatori satellitari, posizioni di sedile memorizzabili, computer di bordo da HUD di F16C. La guido con immediatezza, so cosa ho davanti.
Il mio mondo, lo so, avrebbe uno sviluppo limitato. Quando ho scelto il mio IWC manuale, sapevo che non avrei avuto più bisogno di altri orologi per il resto della mia vita, e così per i pullover che mi durano trent'anni, e via discorrendo. E questo, per la sopravvivenza di un mondo che ha scelto lo sviluppo continuo, sarebbe un comportamento antisociale, suicida.
Non so, però, quanta felicità possa dispensare la sostituzione della conoscenza con la distribuzione di perline colorate. Quanto sarà felice oggi, e in futuro, il giovanotto, o la giovanotta, parossistici consumatori dell'ultimo, inutile, telefono cellulare. Non so se in cima alla piramide qualcuno manovri le danze. Forse si, forse no. Certo é che ogni giorno che passa i valori tendono ad appianarsi, tutto sembra omogeneizzarsi, le differenze scomparire, fino a convergere sempre di più verso il valore unico, indistinguibile, del denaro. E, mi sembra, che se un tempo il denaro fosse uno strumento per il potere, oggi il potere sia diventato uno strumento per il denaro, ultimo vero traguardo, unico vero metro di valutazione, di giudizio.
Questa mia riflessione non ha alcun valore pratico, ovviamente, il mondo va nella direzione che la storia, grande flusso statistico, si da di giorno in giorno. Io, però, e forse molti altri, mi sento un dinosauro in via di estinzione. Meglio così...

P.S. Robi, quello che hai aggiunto, qui nel forum, all'articolo pubblicato, lo rende anche più interessante e degno di grande attenzione. E mi piace ancora di più, in questa tua ulteriore riflessione, l'abbandono di quel sapore un po' compiaciuto che ho trovato nell'articolo. Non farti "rovinare" dall'ambiente professionale, abbiamo tutti bisogno di "coraggiosi" nei posti chiave...
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Robi (robi)
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 18:32:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Caro Aldo seguo con interesse quello che hai scritto.
Tra le righe leggo la tua educazione nell'interpretare come compiaciuto il sapore del mio articolo.
Devo dirti che non sono stupito nè rammaricato.
Ammetto che potrebbe sembrare un inno alla nuova strategia di marketing della Porsche.Ma non lo è affatto.
Lo spirito con il quale ho costruito questo studio "hand made" ( poichè il supporto da parte di Porsche è stato nullo) aveva come rischio quello di proporre un caso aziendale eclatante.
Magari non condivisibile per scelte ma interessante per analisi di cause ed effetti.
Mi sento mentalmente molto vicino a te e ti dico che il mio pensiero è fortemente critico nei confronti delle scelte adottate.
Se per ipotesi fossi in Porsche AG pensi che non farei di tutto per portare quel gusto antico conosciuto ai Porscheisti di vecchia data?
Ma che ambiente troverei. Adottare una strategia per proporre una strada nuova richiederebbe sì coraggio, ma anche approvazione da parte di una struttura oggi ancorata al profitto.
Leggevo, se non sbaglio Franz, che Porsche è attratta dai successi della BMW con la Serie 3 e penserebbe di studiare un modello di concorrenza per penetrare una nuova quota di mercato.
La Boxster o la 996 non sono discriminatorie , ma rappresentano l'aver tracciato quella strada di cui dicevo nel post precedente.
Ora le lucine , i negozi, la segnaletica non rappresentano più una novità.Sono una necessità.
Una volta fatta digerire la Cayenne..è naturale proporla con Motore Diesel.
Questo perchè è cambiata la clientela che frequenta un Porsche Zentrum.
Quindi un passo naturale per l'evoluzione dei propri consumatori di riferimento.
Una coltellata alle spalle per tutti noi che rimaniamo ancorati ai ricordi.

Ti ringrazio ancora per le tue riflessioni, spero presto di incontrarti di persona.
Lamp Robi
964 Carrera 2 Tiptronic
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Luca 914 (luca914)
PorscheManiaco vero !!
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Messaggio numero: 1376
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 19:15:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Franz, sei davvero un gran burlone!
Paragonare l'idea della Speedster alla Cayenne!
Ma come ti vengono queste battute?

Ciao!

Luca 914
Visita il mio sito web !
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EfFe EmMe (effeemme)
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Messaggio numero: 1466
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 20:08:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Una battuta dissacrante e spudaratamente autoironica nonche' specchio dei tempi.
Non sono i due prodotti a dover essere presi in causa ed analizzati bensi' i due esempi di richiesta ed offerta praticamente identici.
Ciao burloni!

"Reduce Nurburgring 2003"
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Aldo Vanini (aldo_vanini)
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 20:49:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Robi, per carità,non fraintendermi! Che il tono dovesse e non potesse non essere compiaciuto in un bella tesi di marketing, come la tua, é fuori discussione... Ci mancherebbe altro... Il caso Porsche(come a loro tempo i casi HD o Ducati, per rimanere in ambito motoristico), é esemplare e lodevole. Io per primo ho sempre sostenuto che preferisco mille volte una Porsche sana e competitiva, che abbia ceduto ai compromessi indispensabili per stare su questo mercato, piuttosto che una Porsche dura, pura... ma morta.
Non credo che una singola azienda, o un singolo dirigente abbia la possibilità, né il diritto, di mettere a repentaglio posti di lavoro, aspettative, etc. per una questione di difesa culturale. Quello che doveva essere fatto é stato fatto. E molto bene. Il problema é di ordine generale, antropologico e filosofico più ancora che politico o economico.
Mi ha fatto piacere, questo é il punto, sapere che, al di là della valutazione oggettiva sulla base delle condizioni attualmente operanti che hai giustamente esposto nell'articolo, il tuo punto di vista personale sia quello che ci hai esposto in questa sede...
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Giuliano T. (giuliano)
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Messaggio numero: 1124
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 21:07:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Qui mi permetterei di dissentire con il vanini pensiero...

"preferisco mille volte una Porsche sana e competitiva, che abbia ceduto ai compromessi indispensabili per stare su questo mercato, piuttosto che una Porsche dura, pura... ma morta"

io invece preferirei una Porsche-marchio, acquistata da AUDI e finalizzata a produrre SOLO vetture sportive di tutti i tipi, compreso un modello di categoria inferiore delle attuali MA SPORTIVO. Insieme a questo vedrei bene una aprtecipazione diretta alle competizioni automobilistiche.

Proprio come fa un'altra casa che è stata acquistata... che non mi sta particolarmente simpatica e il cui nome comincia per f e finisce per i...

Così invece Porsche non muore... MA MUORE !

Buona Porsche da Giuliano
Visita il mio sito web!
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Aldo Vanini (aldo_vanini)
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Messaggio numero: 448
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 21:17:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

D'accordissimo, Giuliano... Condivido la tua puntualizzazione. Esiste anche questa terza via. E tanto di cappello alla Fiat ( e a chi per lei) per come ha gestito il patrimonio Ferrari... Ho solo paura di come Audi avrebbe potuto gestire il marchio Porsche. Forse neppure la personalità di Piech, a suo tempo, avrebbe potuto evitare la generalizzazione dei motori o di altre soluzioni tecniche. Anche se oggi il V6 ex VW-Audi, modificato, viaggia sulla Cayenne, la sostanziale purezza tecnica Porsche é, ancora, garantita. Del resto, se devo essere proprio onesto fino in fondo, il nuovo prodotto Porsche mi interessa tanto quanto e non so quanto diritto abbia a mettere bocca in merito (se non come piccolissimo azionista), considerato che se dovessi comprare una seconda Porsche risalirebbe ai tempi in cui la marca non era neppure quotata in borsa... :-)
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claudio c. (imperatore)
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 21:22:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Concordo pienamente con Giuliano, all'interno di una holding, poteva starci benissimo Porsche AG, continuando magari a produrre motori esclusivamente raffreddati ad aria, con soluzioni e materiali ultramoderni, ma votati al'utilizzo sportivo e agonistico. Una nicchia di mercato che veramente poteva far concorrenza a Ferrari.
Claudio
l'importante è frenare più...tardi ed accelerare più...presto
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Aldo Vanini (aldo_vanini)
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 21:31:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Claudio, i motori raffreddati ad aria non sono più possibili. Chiariamolo una volta per tutte. E qui si apre un aspetto che non é trascurabile in questa discussione sul marketing. Viviamo in un'epoca in cui, in buona o mala fede, per scopi nobili o per lobbismo, le normative ci piombano addosso al ritmo di dieci all'ora. Un motore di alte prestazioni con due sole valvole per cilindro non riesce più ad ottemperare le norme antinquinamento correnti. Un motore con quattro valvole per cilindro non può essre raffreddato ad aria. Punto. Soluzioni ibride acqua aria (alla 935) sarbebro inutilmente complicate e non salverebbero la purezza ideologica di quel motore...
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claudio c. (imperatore)
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 21:46:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Diciamo piuttosto che costerebbe troppo produrre un motore del genere, ed allora si aprono i soliti discorsi di marketing!!
M a qui parliamo di prodotti di nicchia che non devono necessariamente essere venduti in 30000 unità all'anno!
l'importante è frenare più...tardi ed accelerare più...presto
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EfFe EmMe (effeemme)
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Messaggio numero: 1467
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Inviato il martedì 27 gennaio 2004 - 22:09:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)



(Messaggio modificato da effeemme il 27 gennaio 2004)
"Reduce Nurburgring 2003"
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Dick Dastardly (matteo_v)
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Inviato il mercoledì 28 gennaio 2004 - 08:54:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Aldo, quella allusione al lobbismo mi dà lo spunto per divagare e agganciarmi al discorso delle autostoriche.
Una delle linee guida dell'industria dell'auto negli ultimi anni è stata quella di accorciare la vita media delle auto stesse; quanta differenza ci può essere a livello di inquinamento tra la Panda euro1 di mia nonna, che ha 7,000 km (è unipro, quindi i km sono certi), e alcune Audi TDI che deflottiamo a fine NLT con 250,000-300,000 km in due anni di vita?
Herbie ha ragione a sostenere che il suo Maggiolino va benissimo x andare in ufficio tutti i giorni.
Questo è un bell'esempio del burattinaio che si muove dietro le quinte; ho sicuramente generalizzto troppo, e non credo che tutte le case automobilistiche abbiano fatto pressioni sui propri governi per soddifsfare i propri piani mktg; sicuramente però un fondo di verità c'è.
E il fatto che stia circolando la voce che - dal 2005 - tutte le auto non catalitiche non siano più ammesse alla circolazione su strada ne è una prova: per sopravvivere, le case automobilistiche devono ovviamente vendere; con gli odierni dati di mercato lo possono fare solo obbligandoci a cambiare l'auto ogni 5 anni o meno.
La mia 930 sarà vittima indiretta dei moderni piani di mkgt e verrà relegata in garage?
Speriamo di no...
“Quando trovi qualcuno con cui puoi parlare, scopri qualcosa di speciale. Se trovi qualcuno con cui puoi suonare, è più che speciale!"
P. McCartney
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alex 4S aircooled (alex4saircooled)
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Inviato il mercoledì 28 gennaio 2004 - 19:11:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

non ho letto la tesi dell'amico robi ma vi ho letto tutti con estremo interesse essendo un ex uomo marketing a tempo pieno ed ora a "spicchio" di competenza.
terrei a precisare che una volta il marketing non esisteva come entità aziendale ma è sempre esistito "spalmato" in tutta l'azienda "antica".
il marketing in questione era più rudimentale, se vogliamo tecnicamente, ma altrettanto efficace perchè era delegato all'intuito della persona singola. ovverossia il grande imprenditore, se volete, aveva delle intuizioni che sviluppava (il linguaggio tecnico parla di Naso&Caso) a volte corroborato da piccole interviste interne ed esterne all'azienda. quest'ultimo se leggete trattati di marketing o case study, parla espressamente di "sapere ciò che vuole il cliente". Questo aspetto, contraddistingue i grandi imprenditori o uomini di successo. Oggi è ancora così fino, se vogliamo, alla generazione dei nati negli anno 30 e 40. Da questi anni in poi con la scolarizzazione e l'evoluzione è così solo in parte. Oggi c'è bisogno di dati su cui confrontarsi e CONFORTARSI. C'è dunque una applicazione del METODO SCIENTIFICO a quello che una volta portava l'intuizione. Questo metoto porta ad una Divulgazione dell'Intuizione. Mi spiego: è più facile per tutti (anche quelli che non hanno nè naso, nè intuizione) di arrivare alle stesse conclusioni attraverso i dati e metodi scientifici rispetto a quelli che hanno un certo dono di natura.
Porsche non ha fatto altro che fare ciò che tutte le aziende sane e moderne fanno! possiamo essere d'accordo oppune no ma è così.
all'interno di questo modo di fare azienda ci sono tante scelte ed io ovviamente (l'ho detto da quando sono entrato in porschemania) averi preferito la non indipendenza Porsche.
I bilanci devono essere sani per ripagare gli azionisti della fiducia accordata e la strada che ha preso porsche è la più corretta. piange il cuore ma è così.
spero di non aver abusato troppo della pazienza del lettore ma è inutile prendersela col marketing. l'errore (per noi talebani) di fondo è che per mantenere sani i bilanci e non pensare ai fuoristrada e pseudo serie 3, SW ed altre nefandezze, porsche avrebbe dvuto allearsi e fare ciò che fa la ferari.
alex4S
porscheMANIA... there is no substitute
Ed il concerto delle "ventole" è un evento irriproducibile in altre marche (Domenicot). Socio Benemerito RiTa
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rino (porscino)
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Inviato il giovedì 29 gennaio 2004 - 01:13:   Modifica MessaggioCancella MessaggioStampa Messaggio   Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Ho perso volentieri qualche diottria nella lettura ma ne è valsa la pena!
Dirò la mia.

Il rammarico provato da Aldo, in parte da Giuliano e da Luca riguardo la sovranità del marketing applicato alla Porsche è in parte condivisibile, ma il msg di Alex è quello al quale mi sento più vicino.

Credo che il discorso possa essere scisso, o quantomeno affrontato con ottiche e metri di giudizio differenti, sul MKTG fine a se stesso e alle implicazioni sociologiche, antropologiche e direi anche epistemologiche, e su una più generale analisi del settore automobilistico in una visione per scenari.

Non vi annoierò, non essendo nemmeno un esperto riguardo al primo punto, limitandomi a dire però che oltre ad essere il MKTG un supporto imprescindibile nella percezione e soddisfazione dei bisogni, non credo sia responsabile, se non in minima parte, dei condizionamenti del gusto e dei bisogni, siano anche i più frivoli. Del resto, la pubblicità stessa, arma del MKTG, è la leva meno determinante nell'affermazione di nuovi valori, almeno fino a che non vince quella naturale diffidenza dell'individuo.
Inutile anche imputare a tale funzione aziendale il depauperamento del ruolo tecnico/progettuale o indicarlo come causa dello scopo del profitto aziendale. La creazione di valore è uno dei doveri dell'azienda sana, non un male! L'utilizzo non etico della ricchezza è da condannare!

Mi vorrei soffermare invece sul secondo punto, relativo all'industria dell'auto nel suo complesso.
Ebbene, per un settore caratterizzato da una costante tensione al cambiamento (cito gli step fondamentali dell'evoluzione: fordismo, produzione snella giapponese, globalizzazione dei mercati), le esigenze di rinnovamento e di nuove strategie commerciali, produttive, finanziarie, risiedono nella difficoltà di sopravvivenza stessa; i problemi comuni riguardano la sovraccapacità produttiva, la saturazione della domanda, i costi crescenti dettati dalle normative stringenti, dalla ricerca e sviluppo, dalla capacità di rinnovamento e riduzione del time to market del prodotto.
Dalla metà degli anni '90 molti costruttori hanno seguito la strada degli accorpamenti, delle fusioni, ma a distanza di più di un lustro verifichiamo che tali strategie si sono rivelate per lo più fallimentari (vedasi il caso Bmw-Rover). Chi ha deciso di correre da solo si è trovato di fronte ad un bivo: assecondare il mercato oppure rischiare la perdita di indipendenza. Sappiamo come ha reagito la Porsche, riuscendo nel duplice intento di mantenersi autonoma e "ricca", dal momento che la redditività aziendale ha raggiunto livelli di assoluta eccellenza.
Le conseguenze di questa politica: un allargamento della clientela potenziale attraverso analisi del cliente-tipo (si badi, non del mercato, concetto più generico): allargamento del bacino di utenza con vetture sportive più facili da guidare e più vivibili (996), adatte per il principale mercato di sbocco (USA), differenziazione della gamma verso il basso (Boxster) con ampie condivisioni di componentistica e infine, allargamento della gamma dettata dal fronteggiare la concorrenza (SUV MB, Lexus, BMW, ecc.)in un terreno in cui affermare la propria eccellenza tecnologica fidelizzando il potenziale cliente, che da rapporti della Casa veniva individuato nel possessore di berlinette sportive (911) alle quali affiancava almeno un veicolo multifunzione (fuoristrada crossover o Suv).
Questo, allo stato dell'arte.

Non mi sembra poi confrontabile la strategia con quelle di Ferrari o Lamborghini, data la discrasia sempre più evidente di posizioni, ormai sempre più distanti; a mio modesto parere lo sono sempre state, anche se la sportività nuda e pura della Porsche d'annata era facilemnte riscontrabile nell'offerta più limitata e meno segmentata tra i vari costruttori di sportive.
Le Case italiane fanno parte di gruppi e alla Ferrari tocca il compito di monetizzare con veicoli estremamente sportivi l'immagine costrutita in Formula 1: ha un patrimonio di eccellenza del marchio più forte del prodotto. Per esperimenti (attualmente infruttuosi, checchè se ne dica) in terreni più vicini alla Porsche c'è la Maserati.
La Lamborghini ha una spiccata tradizione di sportività estrema che attualmente è stata esaltata ai danni di altri progetti Audi, Vw e Bugatti, che creerebbero comunque situazioni di cannibalismo.
La Porsche,può vantare una solidissima immagine, un marchio forte ed attrattivo, ma soprattutto un prodotto d'eccellenza, in qualunque segmento.

Per concludere, anche se molto vorrei ancora dire, riteniamoci orgogliosi di un costruttore che è vivo e vegeto, indipendente e che concilia la sportività con equilibrio, donandoci anche delle chicche di sportività estrema, ma che esplora tutti i bisogni anche con un Suv ma nel rispetto dell'eccellenza. E non dimentichiamo che non risultano altre Case (tranne Mercedes) che sono ancora attente al prodotto pregresso attraverso strutture dedicate, affinchè non si spezzi il legame con la storia e ogni cliente possa ricevere attenzioni che l'odiato MKTG, rivolto al presente e al futuro, avrebbe già cancellato.

se un'auto potesse sognare sognerebbe di essere una Porsche

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