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PorscheMania Forum * Forum delle 911 raffreddate ad aria fino al 1998 * Fotografi Targa Florio : un aiuto dai siciliani < Precedente Seguente >

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andrea70 (andrea70)
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Messaggio numero: 1453
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Inviato il lunedì 16 agosto 2010 - 10:56:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Sto mettendo insieme una serie di informazioni sugli anni mitici della Porsche alla targa Florio ( fine anni 60, primissimi 70), e in particolare ovviamente sulle passocorto che ne hanno preso parte.
In particolare ho raccolto molte foto su internet ovviamente, e ne ho trovate diverse estremamente interessanti firmate da un certo Gianni Petta.
C'e' per caso qualche Pmaniaco siciliano che lo conosce e che puo' risalire ad una sua email a con la quale raggiungerlo?
grazie mille

Metto per pubblico interesse il link ad uno dei blog piu' interessanti in rete relativo alla mitica: attenzione che sono piu' di 1000 pagine..... buona lettura.

http://www.forum-auto.com/sport-auto/theme40/sujet378358.htm
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vincenzo siecola (motoroil)
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Messaggio numero: 3729
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Inviato il lunedì 16 agosto 2010 - 13:21:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Prova a chiedere ad Antonino Catanzaro. Anzi, te lo contatto io.
Lamps
Vic
quod licet Iovis non licet bovis
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andrea70 (andrea70)
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Messaggio numero: 1454
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Inviato il lunedì 16 agosto 2010 - 13:42:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

grazie mille Vincenzo.

Attendo
Un saluto!

Ah, guardatevi anche questo filmato:

http://www.youtube.com/watch?v=jKoRmPRpb6Y
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vincenzo siecola (motoroil)
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Messaggio numero: 3730
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Inviato il lunedì 16 agosto 2010 - 14:05:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Per chi avesse voglia di leggere sotto l'ombrellone....


citazione da altro messaggio:

Dunque: non ho mai fatto Le Mans ed appunto dicevo che è un mio grande rimpianto. Ho corso invece diverse volte la Targa che per me, e limitatamente alla mia esperienza, è stata la gara più bella del mondo.
Era un circuito che veniva chiuso al traffico per l’evento (prove e gara), e si snodava per più di 70 km. (77 mi sembra di ricordare) tra le Madonie. Prima 10 giri (ovviamente con cambio piloti) e poi 11, per via di un minimo cronologico delle gare di durata del Campionato Mondiale Marche.
Si cominciava a provare, sul circuito ovviamente aperto al traffico, una settimana prima per imparare il traccciato o rinfrescarne la memoria, prendendo atto dei cambiamenti, dei rappezzamenti d’asfalto che erano stati fatti (l’asfalto stradale nuovo ha molto meno grip di quello vecchio, in pista usano altre diavolerie…); si prendevano in affitto delle auto alla Hertz, o Maggiore o Avis a Punta Raisi, vetture che venivano restituite – quando non recuperate dal carro attrezzi sul percorso o in un dirupo – sfiancate, senza più frizione e con gomme alle tele, e l’anno successivo c’era il problema di trovare un prestanome che noleggiasse l’auto, perché il tuo nome era scritto in una lista nera di utenti…
Le forze dell’ordine, Carabinieri e Stradale, lungi dall’avere un atteggiamento persecutorio nei nostri confronti, avevano invece una tolleranza estrema che definirei collaborativa: per esempio se c’era una curva cieca eloro erano lì…t’indicavano chiramente che potevi tagliarla, perché dall’altra parte non veniva nessuno…
Tuttavia non sempre era così: a me è capitato che provando il venerdì pomeriggio con l’auto che era appena arrivata, su strada aperta al traffico e con un’improbabile targa inglese (sic!) sulla discesa di Campofelice abbia tagliato un po’ troppo una curva e rischiato un frontale con un’Alfa della Stradale che veniva su. Appena arrivato in paese mi sono fermato, pensando che magari mi avessero messo un posto di blocco: subito si è formato intorno un capannello di gente ed uno di loro mi ha detto: “a disposizione, non si preoccupasse, ‘a machina la nascondiamo nel mio garage e noi intanto ci pigliamo un bello café ! ” . E così ho fermato un altro pilota perché avvisasse a Cerda i miei perché mi venissero a recuoperare con il furgone dentro cui nascondere la macchina. E davvero c’era un posto di blocco con una fila di macchina pronte per la gara ferme lì…
Poi ho richiato di prenderle perché per quel pomeriggio i controlli erano divenatati ferrei, le multe e le minacce di sequestro delle auto erano fiocchiate e tutti si chiedevano perché e di chi fosse la responsabilità per questo mutato atteggiamento della polizia…
Si provava tutto il giorno e talvolta ci si fermava a chiacchierare sul percorso per scambiare impressioni e consigli. Poi la sera si era tutti a Cefalù, nelle trattorie a mangiare pesce. Ricordo gli squadroni Porsche ed i loro piloti, bravi quanto professionali, simpatici ed alla mano. In particolare mi era capitato di avere un buon rapporto con Vic Eldford e Brian Redmann: grandi stradisti e grandi cazzeggiatori.
Io ero allora in una categoria che si poteva definire di semi professionismo, un genere di “gentlemen drivers” oggi quasi scomparso, che secondo me ha avuto la massima espressione in Moretti: una sorta di Marzotto degli anni ’70 per intenderci.
In Targa c’era un gran guazzabuglio di piloti: si andava dai professionisti delle grandi squadre – leggi: Porsche, Ferrari, Alfa, Lancia ecc. – al dilettente locale che doveva stare ben attento a non intralciare il passo dei grandi (ed anche dei “medi” come me) perché si sarebbe trovato fuori strada senza neanche accorgersene. Comunque non c’era mai un atteggiamento di spocchia, o di sufficienza o di superiorità verso chi era meno bravo di noi, o se volete meno fortunato.
Il fatto di correre insieme la Targa, ci faceva sentire tutti interpreti di un evento straordinario che affondava le sue radici proprio agli albori delle competizioni di auto e nello stesso tempo, per le difficoltà intrinseche del tracciato, ci sentivamo accumunati in un’impresa che non era facile da portare a termine: ciascuno nella propria dimensione.
Si partiva dalla periferia di Cerda dove c’erano dei boxes che già allora si potevano definire approssimativi: il parco chiuso era praticamente in un campo sterrato limitrofo…
La partenza veniva data come per le gare in salita: 1 minuto di distacco tra un’auto e l’altra, 2 minuti al passaggio di categoria.
I primi chilometri si facevano un po’ con il cuore in gola, sia a causa dell’adrenalina accumulata nell’interminabile attesa del via, ed anche perché sino a Cerda l’asfalto era piuttosto viscido: aveva poco grip, come si dice adesso. A questo si aggiungeva la terra che inevitabilmente le macchine degli spettatori, facendo manovre impossibili per parcheggiarsi ( o meglio arroccarsi) lungo il percorso, aveva portato sull’asfalto. Quindi bisognava stare molto in campana, osservando il più possibile le condizioni dell’asfalto e la presenza di terriccio. Sicuramente, uscire dalla traiettoria che già le prime macchine avevano tracciato, era uscire di strada, ed un’uscita di strada in Targa era equivalente al ritiro.
Dopo l’attraversamento di Cerda si cominciava a salire e l’asfalto migliorava come grip, mentre peggioravano le condizioni del fondo, ma questo mi piaceva, anzi mi “confortava” perché sentivo meglio l’auto nei sui salti sullo sconnesso e quindi la percezione delle sue reazioni ricreava quella simbiosi per cui auto e pilota diventano un corpo unico.
Passata Cerda quindi, cominciavo a sentirmi più a mio agio e prendevo il mio ritmo, cercando di non esagerare per non rovinare tutto in un attimo. Ovviamente questo dipendeva anche dal fatto che le gomme erano entrate in temperatura, il livello dell’adrenalina si stava abbassando ed era ( per me) passato il timore di uscire come un alle prime curve…
Dopo la salita, si scollinava una prima volta ed iniziava una lunga discesa verso un ponte su di un torrente. Era un tratto molto bello: la folla variopinta ai margini dell’asfalto, gli spettatori che si sporgevano sulla strada per incitarti ( e da questo capivi che stavi andando forte rispetto a chi era passato prima…) ed anche il paesaggio intorno che comunque non potevi non vedere quando lanciavi un’occhiata lunga per confermare a te stesso la memoria del tracciato.
La conoscenza del percorso era ovviamente fondamentale: la prima volta non è stato certo facile da imparare (70 km!!) ed io comunque – come altri - mi aiutavo tracciando dei segni di pittura sui cartelli stradali, sui muretti a secco, sui paletti. Molti segnavano con dei numeri il tipo di curva, qualcuno alzava ..il numero per ingannare gli altri (per es.indicava 3 per 2…), io invece segnavo le traiettorie nelle curve che istintivamente ero tentato di anticipare ( in genere si “anticipa” una curva quando non la si conosce bene e si è in una condizione quasi di soggezione nei suoi riguardi…) e quindi i miei segnali indicavano che dovevo “arrivare sino a lì” prima di buttarmi dentro.
Prima di quel ponte sul torrente, c’era un tornatone a sinistra che compariva improvvisamente dopo una destra chiusa e quindi dovevi staccare prima di questa destra per poi riuscire a frenare ed impostare il tornante. Poi un paio di sinistra-destra veloci in discesa, e altro tornante a destra (dove una Porche buttò fuori un’Alfa 33 che non dava strada entrandogli dentro in staccata e – come mi dissero – toccandone maliziosamente la coda …)
Passato il ponte dove si ammucchiavano migliaia di spettatori, si ricominciava a salire: 3 o 4 tornanti e poi un misto veloce a metà monte che preparavo benissimo e conoscevo a meraviglia perché a mio avviso era lì che si faceva il tempo e difatti lì andavo veramente molto forte, quasi al limite. Direi che fossero 7 o 8 km. che avevo fatto a piedi più volte quasi per intero, un tratto di strada che sentivo, che amavo e dove avevo scoperto il Cippo Masetti, in memoria del conte Masetti che era morto proprio lì negli anni 20, credo di ricordare…
Da lì si arrivava al bivio Caltavuturo, curva famosa e spettacolare: bisognava stare attenti a non farsi prendere dall’entusiasmo della gente…
Appena superato il bivio, avevo la prima segnalazione dalla scuderia, su posizione e distacchi.
Da lì si ricominciava a scendere, poi salire e poi scendere ancora per Collesano: si attraversava il paese in leggera discesa ( a Collesano Vaccarella spezzò il cerchio della P4 contro un marciapiede) e si andava verso il tratto (per me) più pericoloso della Targa: la lunga, velocissima discesa da Collesano a Campofelice: tutto in terza/quarta, qualche curva in seconda e poi via ancora: terza, quarta, terza, quarta, quarta/seconda, terza e via così con platani colossali che incorniciavano il percorso e che era meglio far finta che non esistessero…
Lì era veramente dura (almeno per me) tener giù il piede, l’asfalto aveva con poca aderenza, l’auto andava via molto di muso e non c’era altro da fare che anticipare molto e sperare di aver preso la misura giusta…Comunque, nonostante le mie paure, non andavo male neanche lì…ma era dura. Dicevo sempre che la discesa verso Collesano era un atto di fede. E basta.
Ad ogni giro, vedere il passaggio a livello di Campofelice (ed ancora prima il cancello di una villa sulla sinistra) era per me un sollievo…
Poi, si attraversava Campofelice, un paio di tornanti in discesa e si entrava nel rettilineo di Buonfornello. Una dritta di 7 o 8 km (ricordo bene?) su una strada a dorso di mulo: si metteva per la prima volta la quinta che era piuttosto lunga rispetto alle altre marce e mirata esclusivamente per il Buonfornello.
Siccome il rapporto era tanto più alto rispetto a quello della quarta, il motore calava molto di giri e si aveva tempo per tirare un sospiro, controllare bene gli strumenti e dare un occhiata in auto… che tutto fosse a posto, per esempio che l’estintore fosse ancorato al suo supporto e non in giro per l’abitacolo.
Ma questo momento era breve: il motore riprendeva i suoi giri e ci si trovava a intorno ai 240 su di una strada che diventava stretta come un budello, a dorso d’asino, con buche ed avvallamenti che spingevano l’auto ( o meglio: la buttavano!) a destra e a sinistra. Era dura tenere saldo il volante che riportava sui polsi tutti i colpi che prendeva; era difficile tenere l’auto in linea ed anche non chiedersi come il telaio e la ciclistica resistessero…
Si arrivava poi ad un curvone lunghissimo, sulla sinistra, nel quale era difficile resistere alla tentazione di anticipare la corda e invece bisognava farlo e mi dicevo, aspetta, aspetta, aspetta…ora: DENTRO e giù il piede. Che bello ragazzi, sentire lo scoppiettio secco del motore in rilascio e poi l’apertura del gas, con la macchina che sia proiettava dentro la curva e scivolava via libera verso l’uscita…
Insomma, dopo un paio di km. da questo curvone si ripassava davanti ai boxes: cartello di segnalazione ed un pensiero: il primo giro è fatto… via così !




Se volete leggere il resto:
http://www.drivingitalia.net/forum/index.php?showtopic=31375
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antonino (donflorio1)
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Inviato il lunedì 16 agosto 2010 - 14:48:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

questa è la sua mail, poi se mi dici cosa cerchi io posso anche aiutarti.
Ciao Antonio

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antonino (donflorio1)
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Inviato il lunedì 16 agosto 2010 - 14:49:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

non mi dà l'imail
petta gianni chiocciola libero . it
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vincenzo siecola (motoroil)
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Inviato il lunedì 16 agosto 2010 - 14:52:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)


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andrea70 (andrea70)
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Inviato il lunedì 16 agosto 2010 - 16:36:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Complimenti per la celerita'! grazie Vincenzo!

Buongiorno Antonino. Per il completamento dello studio di alcune passocorto interessanti che hanno partecipato alla Targa Florio, la richiesta che vorrei fare e' relativa alla possibilita' di avere una scansione Hi-res di tutte le foto esistenti di questa auto:

petta

che il Sig. Petta ha anche realizzato in uno splendido modellino (credo di aver capito che e' un maestro dei diorami)

Procedo o mi puoi dare una mano tu, Antonino?

Un saluto
Andrea
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andrea70 (andrea70)
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Inviato il mercoledì 18 agosto 2010 - 10:37:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Il Sig. Petta e' un signore.
Grazie Antonino e Vincenzo per l'aiuto!

Un saluto
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vincenzo siecola (motoroil)
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Inviato il mercoledì 18 agosto 2010 - 11:07:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)


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antonino (donflorio1)
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Inviato il mercoledì 18 agosto 2010 - 17:06:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Andrea
Il Sig. Petta è un modellista molto bravo, di auto si costruisce i modellini in scala nei minimi particolari, a fatto dei diorami bellissimi, sicuramente avrà foto in Hi-res, io ho dato una guardata alle foto che ho ma non lo trovata domani guarderò al museo, spero di trovare qualcosa, ma se Petta ti a risposto penso provvederà lui a fartele avere.
Poi se vuoi puoi guardare il forum francese alla sezione Targa Florio li c'è tutto sulla targa.
Il linck è :
http://www.forum-auto.com/sport-auto/theme40/sujet378358-39655.htm
Ciao Antonio
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andrea70 (andrea70)
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Inviato il mercoledì 18 agosto 2010 - 18:29:   Modifica Messaggio Cancella Messaggio Stampa Messaggio    Sposta Messaggio (Moderatore/Amministratore soltanto)

Grazie mille Antonino.
Il Sig. Petta mi ha gia' amdato tutto.
Un grande, davvero.

Grazie ancora per l'aiuto.

relativamente a quel forum da te segnalato: l'ho letto pagina per pagina....
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