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rudy per (rudyper)
Nuovo utente (in prova) Username: rudyper
Messaggio numero: 5 Registrato: 04-2019
| Inviato il martedì 11 giugno 2019 - 09:07: |
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buon giorno,ho visto in giro che esistono motori sostitutivi che sono privi di numero di serie,presumo venissero venduti dalla porsche come ricambi,sapete spiegarmi se vi fossero varie versioni e che caratteristiche avevano grazie rudy |
   
ludovico (baronevero)
Porschista attivo Username: baronevero
Messaggio numero: 1575 Registrato: 01-2004

| Inviato il domenica 16 giugno 2019 - 11:15: |
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Ciao,i motori sostitutivi forniti dalla Casa hanno sempre un numero identificativo preceduto dalla sigla KD che sta a significare “servizio clienti “ in tedesco. |
   
rudy per (rudyper)
Nuovo utente (in prova) Username: rudyper
Messaggio numero: 6 Registrato: 04-2019
| Inviato il lunedì 17 giugno 2019 - 05:48: |
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ma questi numeri identificativi sono sempre allo stesso posto degli originali?perche quello che ho visto in vendita sulla foto dove dovrebbero essere i numeri non cè nulla e il venditore tedesco mi ha risposto che i motori sostitutivi non avevano numeri,è possibile che sia stato sostituito solo il carter davanti?grazie rudy |
   
mario bellettato (mariob)
Utente registrato Username: mariob
Messaggio numero: 330 Registrato: 04-2015

| Inviato il lunedì 17 giugno 2019 - 09:40: |
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L’argomento è spinoso, i motori di rotazione gestiti dalla case madre attraverso la rete ufficiale (e quindi forniti con garanzia) portavano SEMPRE la dicitura KD (kundendienst) davanti all’identificativo ed erano considerati “motori originali” a tutti gli effetti. La sostituzione veniva annotata a libretto e, spesso, nello storico del veicolo. In genere essa veniva accompagnata dalla relativa fattura emessa dal concessionario, qualche volta mi è capitato di imbattermi in veicoli con queste caratteristiche che, presso gli appassionati e/o i commercianti seri, sono considerati matching a tutti gli effetti (in sintesi il valore dell’auto non viene diminuito). Questo fenomeno era legato al fatto che negli anni ’50 e ’60 Porsche era un’azienda piccola, poco più che artigianale, e i motori KD derivavano generalmente da motori revisionati in garanzia o comunque con chilometraggi relativamente bassi che erano già stati assegnati ad una determinata vettura e successivamente smontati e riparati per essere reintrodotti nel mercato. Per evitare la confusione generata da un motore che, per esempio, proveniva da un S90 del ‘62 e veniva successivamente riutilizzato per un C del ’64, Porsche utilizzava la sigla KD per “ridare verginità” al motore di rotazione. Esisteva un elenco completo dei motori KD, ora apparentemente irreperibile, secondo alcuni scomparso per consentire operazioni spregiudicate su auto di grande interesse: pensate a quanti motori si siano avvicendati sui Carrera che gareggiavano (e “rompevano”) e pensate a quanto valgono oggi queste auto per le quali (illogicamente) gli acquirenti chiedono non tanto un motore compatibile per tipo e anno ma assolutamente l’originale. Di tanto in tanto ci si imbatte in carter motore privi di identificativo (in genere è il carter della distribuzione, quello dove si fissa il supporto dinamo) e/o privi anche dei numeri di accoppiamento (le tre cifre sulle giunzioni vicino al cambio) e del riferimento del modello (546, 616/2, 616/15 ecc.). Non sono in grado di dare una definizione univoca al fenomeno, le fonderie che servivano Porsche consegnavano i carter con l’indicazione di mese ed anno di produzione, sulla base di una commessa che indicava il riferimento interno (che si trova stampigliato all’interno e corrisponde al codice del ricambio). Una volta che i carter venivano approntati presso Porsche, l’operaio addetto al centro di lavoro attribuiva i numeri di accoppiamento (le tre cifre) e il riferimento di modello (es. 616/12). E’ molto probabile che, soprattutto dopo il 1959, Porsche abbia fornito su richiesta la rete dei concessionari con carter privi di numero, destinati verosimilmente a riparare motori danneggiati. Dato che le lavorazioni di accoppiamento dei due emicarter principali sono complesse e richiedono know-how ed attrezzatura è probabile che questi venissero forniti già lavorati e con il numero di accoppiamento. Fino al 1990 un centro di lavoro per ricavare le sedi delle bronzine, gli alloggiamenti dei cilindri, i fori dei prigionieri ecc. era troppo costoso per un concessionario o per una normale officina di rettifica. Dispongo di quasi tutte le comunicazioni ufficiali (le “circolari”) che Porsche ha mandato alla rete vendita dal 1952 al 1966 e non ho trovato traccia su questo tema. Due note a conclusione: se acquistate un carter “senza numeri” accertatevi che sia effettivamente nuovo, che i numeri non siano stati abrasi (ho visto coi miei occhi capolavori truffaldini) e soprattutto che il terzo carter (quello frontale) sia compatibile con il resto, voglio dire che NON potete installare un carter di produzione ’64 sui due emicarter del 1958! Ed anche in caso di compatibilità accertatevi che l’operazione sia effettuata da un professionista con GRANDE esperienza in materia, nel dubbio fate barenare i tre elementi insieme per assicurarvi un buon allineamento dei supporti di banco. NON, RIPETO “NON”, è possibile accoppiare due emicarter con numeri di accoppiamento diverso, nonostante gli orientamenti attuali la meccanica resta tradizionalista: a differenza di genitore 1 e genitore 2, i carter sono assolutamente monogami. |
   
Fabio R. (fabio70r)
Porschista attivo Username: fabio70r
Messaggio numero: 3467 Registrato: 01-2011

| Inviato il lunedì 17 giugno 2019 - 10:44: |
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Mario for president Unicuique Suum
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ludovico (baronevero)
Porschista attivo Username: baronevero
Messaggio numero: 1576 Registrato: 01-2004

| Inviato il lunedì 17 giugno 2019 - 11:20: |
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Al solito Mario è SUPER!! Io comunque NON acquisterei mai un’ auto senza numeri motore e tipo. Visto anche i prezzi che ci sono in giro meglio spendere i soldi per bene... |
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